UCCELLI, di Aristofane

Atene, 414 a.C. Durante le Grandi Dionisie, le feste cittadine dedicate a Dioniso, dio del teatro, il commediografo Aristofane mette in scena la commedia Uccelli. Protagonisti della commedia sono gli Uccelli, a cui Aristofane concede il potere di parlare, come fossimo all’interno di una favola. Gli Uccelli sono un gruppo coeso in cui non esiste l’individuo ma solo la collettività. Pisetero, un essere umano che ha lasciato Atene, si introduce nel loro mondo e convince gli Uccelli a creare una loro città, che imita nei fatti Atene. Il primo passo sarà dunque quello di definire i confini della città, Nubicuculia. Gli Uccelli crederanno di poter avere delle pretese sugli dei e sugli uomini ma la città, in realtà, finirà con l’essere la loro gabbia. Il tentativo di costruire questo nuovo mondo è, dunque, un fallimento: la natura umana prende il sopravvento e pur tentando di allontanarsi dal mondo precedente, finisce col ricrearlo e imporlo a chi, come gli Uccelli, viveva in totale libertà, in uno stato di totale armonia con la natura. Pisetero, nuovo tiranno, non ottiene niente per i suoi sudditi, ma solo per sé stesso, sposando il potere in persona. Il popolo degli Uccelli dovrà scegliere se accettarlo o riprendersi la sua libertà, tentando di dare un lieto fine a una favola ormai corrotta.